"STARE IN EQUILIBRIO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Ormai è trascorso più di un mese da quel 23 febbraio in cui il mondo dei servivi educativi si è fermato e a seguire tutto il resto. La quotidianità dei bambini e delle famiglie ha subito una vera e propria rivoluzione ingaggiando subito la nostra capacità nel trovare nuovi equilibri. Proprio così in sala di psicomotricità il bambino, tuffandosi sui cubi, sperimenta cambi di stato, tono e trasformazioni per scoprire fin dove è possibile arrivare conservando l'equilibrio o sapendo come cadere per rialzarsi, essendo sempre se stesso, ma in uno spazio mutato.
Che cosa ha portato l’arrivo del Coronavirus e quali significati e differenti prospettive si sono aperte per noi professionisti della cura e della relazione?
Che cosa ha portato l’arrivo del Coronavirus e quali significati e differenti prospettive si sono aperte per noi professionisti della cura e della relazione?
Quali sono le conseguenze per le persone, bambini
e/o adulti, che ogni giorno incontriamo e con cui abbiamo il privilegio e la
responsabilità di costruire e condividere parti uniche del cammino che la vita
ci chiede di percorrere?
All’improvviso tutta la
trama di relazioni di cui si alimenta e si arricchisce, il fine lavoro di chi
ogni giorno mette sul campo la propria professionalità e umanità nel prendersi
cura dell’altro, ha subito un netto arresto.
Emozioni,
vissuti, storie e percorsi sono rimasti in sospeso come la vita di ciascuno di
noi.
Ma
a tutti noi che cosa ci è chiesto di sospendere in questi giorni?
La
risposta è facilmente riassumibile in un concetto centrale per la psicologia e,
in definitiva, sostanziale per tutti noi: la bellezza e, alle volte la fatica,
dello “stare in relazione” con l’altro. Dove il corpo ed il suo linguaggio
fatto di voce, sguardi, espressioni, movimenti grandi e anche impercettibili è
l’attore, cioè il protagonista della relazione.
Così subito il pensiero è passato al come
posso mantenere viva la relazione? Come posso far comprendere e far sentire ai
bambini che incontravo ogni giorno in sala di psicomotricità o a scuola,
ciascuno con la propria storia, individualità e percorso, la mia vicinanza e il
mio pensiero?
Come
comunicargli che la sala di psicomotricità come setting, luogo che custodisce i
vissuti, i percorsi e tutte le preziose emozioni che qui nascono, si esprimono
e risolvono, continua ad esistere nella mente di quell’adulto al quale il
bambino si è affidato mostrando e condividendo il suo mondo interno?
Sicuramente la tecnologia e la rete si
offrono come preziosi alleati nel permetterci di mantenere queste relazioni per
quanto spoglie di corpo.
La
speranza è che un semplice video ricordi a ciascun bambino che egli stesso è
nei nostri pensieri. Perché il patto dell’avere un proprio posto custodito e
unico, che in sala si palesa nella consegna del nome da parte dello
psicomotricista e non solo, non è infranto ma vive nella mente di chi ha
vissuto e alimentato quella relazione; il bambino, il gruppo e lo psicomotricista.
D’
altro canto al mondo adulto è chiesto uno sforzo enorme che pone in primo piano
la RESILENZA vale a dire la capacità di far fronte alle difficoltà che la vita
ci pone difronte, sapere come rialzarsi e affrontare nel modo migliore
possibile la sfida.
Oggi
questa sfida è fatta di incertezza, di paura, di disorientamento e mette a dura
prova anche le nostre emozioni e la capacità di riconoscerle, contenerle,
esprimerle e tradurle nel modo più efficace possibile.
D. Goleman nel saggio “Intelligenza
Emotiva” ci ricorda come i sociobiologi indichino come esista una prevalenza
del cuore sulla mente nei momenti più critici della vita. Le emozioni ci
sostengono nei momenti e nelle situazioni difficili e importanti. In un tempo,
come quello che stiamo vivendo, fatto di speranza e attesa è fondamentale che
il nostro mondo emozionale si affianchi all’intelletto fornendoci un reciproco
aiuto e sostegno.
Oggi conosciamo un groviglio di emozioni
con tutte le mescolanze, variazioni e sfumature che contraddistinguono le
centinaia di emozioni possibili.
Ed è in questi momenti che la potenza
della creatività ci può venire in aiuto. E’ il tempo di fermarsi, guardarsi
dentro e far sì che quel mondo interno che sempre più spesso oggi siamo
costretti a far tacere, a porre in secondo piano, emerga e assuma forme diverse
e, perché no, ci sorprenda.
E’ proprio in questo
momento in cui tutti noi siamo chiamati a rimanere nelle nostre case che, più
di tutti, sono i bambini a spiegarci come affrontare le giornate. Grazie alla
loro capacità di stare nel “qui e ora” e di meravigliarsi, sorprende e farsi
sorprendere.
Così ci è data l’occasione di ricavare e
trasformare spazi e tempi diversi nella nostra quotidianità in cui il gioco,
trasformandosi nelle diverse età della vita senza perdersi mai, è ciò che più
ci tiene vicini alla nostra umanità.
Così scriveva Friedrich Shiller: “L’uomo
gioca solo quando è uomo nel pieno significato della parola ed è completamente
uomo solo quando gioca.”
Il
gioco è l’ambito esperienziale privilegiato dei bambini, il mezzo comunicativo
principale con loro e la nostra più umana modalità esistenziale di essere nel
mondo.
Se
ne deduce che la possibilità di “mettersi in gioco” rappresenta un prezioso
campo in cui la nostra resilenza trova un buon alleato con cui costruire, passo
dopo passo, la meraviglia della vita con le sue infinite possibilità.
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