martedì 31 marzo 2020

"STARE IN EQUILIBRIO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS




Ormai è trascorso più di un mese da quel 23 febbraio in cui il mondo dei servivi educativi si è fermato e a seguire tutto il resto. La quotidianità dei bambini e delle famiglie ha subito una vera e propria rivoluzione ingaggiando subito la nostra capacità nel trovare nuovi equilibri. Proprio così in sala di psicomotricità il bambino, tuffandosi sui cubi, sperimenta cambi di stato, tono e trasformazioni per scoprire fin dove è possibile arrivare conservando l'equilibrio o sapendo come cadere per rialzarsi, essendo sempre se stesso, ma in uno spazio mutato.

Che cosa ha portato l’arrivo del Coronavirus e quali significati e differenti prospettive si sono aperte per noi professionisti della cura e della relazione?
Quali sono le conseguenze per le persone, bambini e/o adulti, che ogni giorno incontriamo e con cui abbiamo il privilegio e la responsabilità di costruire e condividere parti uniche del cammino che la vita ci chiede di percorrere?
All’improvviso tutta la trama di relazioni di cui si alimenta e si arricchisce, il fine lavoro di chi ogni giorno mette sul campo la propria professionalità e umanità nel prendersi cura dell’altro, ha subito un netto arresto.
Emozioni, vissuti, storie e percorsi sono rimasti in sospeso come la vita di ciascuno di noi.
Ma a tutti noi che cosa ci è chiesto di sospendere in questi giorni?
La risposta è facilmente riassumibile in un concetto centrale per la psicologia e, in definitiva, sostanziale per tutti noi: la bellezza e, alle volte la fatica, dello “stare in relazione” con l’altro. Dove il corpo ed il suo linguaggio fatto di voce, sguardi, espressioni, movimenti grandi e anche impercettibili è l’attore, cioè il protagonista della relazione.
Così subito il pensiero è passato al come posso mantenere viva la relazione? Come posso far comprendere e far sentire ai bambini che incontravo ogni giorno in sala di psicomotricità o a scuola, ciascuno con la propria storia, individualità e percorso, la mia vicinanza e il mio pensiero?
Come comunicargli che la sala di psicomotricità come setting, luogo che custodisce i vissuti, i percorsi e tutte le preziose emozioni che qui nascono, si esprimono e risolvono, continua ad esistere nella mente di quell’adulto al quale il bambino si è affidato mostrando e condividendo il suo mondo interno?
Sicuramente la tecnologia e la rete si offrono come preziosi alleati nel permetterci di mantenere queste relazioni per quanto spoglie di corpo.
La speranza è che un semplice video ricordi a ciascun bambino che egli stesso è nei nostri pensieri. Perché il patto dell’avere un proprio posto custodito e unico, che in sala si palesa nella consegna del nome da parte dello psicomotricista e non solo, non è infranto ma vive nella mente di chi ha vissuto e alimentato quella relazione; il bambino, il gruppo e lo psicomotricista.
D’ altro canto al mondo adulto è chiesto uno sforzo enorme che pone in primo piano la RESILENZA vale a dire la capacità di far fronte alle difficoltà che la vita ci pone difronte, sapere come rialzarsi e affrontare nel modo migliore possibile la sfida.
Oggi questa sfida è fatta di incertezza, di paura, di disorientamento e mette a dura prova anche le nostre emozioni e la capacità di riconoscerle, contenerle, esprimerle e tradurle nel modo più efficace possibile.
D. Goleman nel saggio “Intelligenza Emotiva” ci ricorda come i sociobiologi indichino come esista una prevalenza del cuore sulla mente nei momenti più critici della vita. Le emozioni ci sostengono nei momenti e nelle situazioni difficili e importanti. In un tempo, come quello che stiamo vivendo, fatto di speranza e attesa è fondamentale che il nostro mondo emozionale si affianchi all’intelletto fornendoci un reciproco aiuto e sostegno.
Oggi conosciamo un groviglio di emozioni con tutte le mescolanze, variazioni e sfumature che contraddistinguono le centinaia di emozioni possibili.
Ed è in questi momenti che la potenza della creatività ci può venire in aiuto. E’ il tempo di fermarsi, guardarsi dentro e far sì che quel mondo interno che sempre più spesso oggi siamo costretti a far tacere, a porre in secondo piano, emerga e assuma forme diverse e, perché no, ci sorprenda.
E’ proprio in questo momento in cui tutti noi siamo chiamati a rimanere nelle nostre case che, più di tutti, sono i bambini a spiegarci come affrontare le giornate. Grazie alla loro capacità di stare nel “qui e ora” e di meravigliarsi, sorprende e farsi sorprendere.
Così ci è data l’occasione di ricavare e trasformare spazi e tempi diversi nella nostra quotidianità in cui il gioco, trasformandosi nelle diverse età della vita senza perdersi mai, è ciò che più ci tiene vicini alla nostra umanità.
Così scriveva Friedrich Shiller: “L’uomo gioca solo quando è uomo nel pieno significato della parola ed è completamente uomo solo quando gioca.
 Il gioco è l’ambito esperienziale privilegiato dei bambini, il mezzo comunicativo principale con loro e la nostra più umana modalità esistenziale di essere nel mondo.
Se ne deduce che la possibilità di “mettersi in gioco” rappresenta un prezioso campo in cui la nostra resilenza trova un buon alleato con cui costruire, passo dopo passo, la meraviglia della vita con le sue infinite possibilità.

Nessun commento:

Posta un commento

Il significato dei Patti. La filosofia che aiuta a condividere.

Il significato dei Patti. La filosofia che aiuta a condividere. Q uest'anno il "Festival della Filosofia" sulla libertà meravi...