La RELAZIONE CANE-BAMBINO
PARALLELISMI E ALLEANZE
PARALLELISMI E ALLEANZE
Nel campo delle scienze umane fu Bowlby a gettare
le basi della Teoria dell’attaccamento.
Formulando l’ipotesi secondo la quale il legame del bambino alla madre è l’espressione
di un bisogno primario. Da questa necessità dell’infante derivano una serie di
comportamenti che il bambino focalizza su una figura specifica al fine di ristabilire
il contatto con essa perché necessario alla sua sopravvivenza organica ma anche
psicologica.
Le riflessioni di Bowlby furono affiancate
e sviluppate successivamente da M. Ainsworth che studiò le caratteristiche
materne e i differenti stili di attaccamento.
Questi studi e ricerche sottolinearono
come la natura del legame sia da considerare un prerequisito per lo sviluppo e
la sopravvivenza psicologica del bambino oltre che un banco di prova per tutti
i successivi attaccamenti e cioè una relazione che influenzerà tutti i rapporti
importanti che l’individuo stabilirà successivamente.
Se ci si sposta in campo
animale ritroviamo il costituirsi di un similare legame e attaccamento del
cucciolo con la madre.
Esiste un progressivo sviluppo fisiologico
e comportamentale nel cane in cui l’individuo si arricchisce di competenze
sensoriali, emozionali, cognitive e sociali che andranno a tracciarne il futuro
temperamento.
In particolare Marchesini conia il termine
periodo sensibile per indicare
l’esistenza di diverse tappe dell’età evolutiva in cui il cane è predisposto ad
accogliere le diverse esperienze.
Anche nello sviluppo del cane come in
quello dell’uomo vi è un periodo, più limitato nel tempo, in cui il piccolo
dipende alle cure materne senza le quali non potrebbe sopravvivere sia da un
punto di vista fisiologico che psicologico, comportamentale e sociale. E’
durante le prime settimane di vita che si sviluppa nel cucciolo il legame di attaccamento. Come nel piccolo dell’uomo
è su questo primario legame che inizia e si fonda la vita di relazione del
cucciolo in crescita.
Si deduce come tanto nell'uomo come anche
nel cane il comportamento e lo sviluppo siano il risultato di una armonica
fusione tra differenti doti (psichiche, fisiche, fisiologiche, psicofisiche e
psicofisiologiche) e come questa armonia abbia le proprie basi nella qualità
della relazione primaria.
La
relazione uomo-cane ha origini antiche che tracciano una storia di alleanza e
reciproco aiuto. Da questa amicizia nasce un ulteriore legame di attaccamento.
L’uomo
diventa la base sicura secondaria per
l’amico a quattro zampe.
Spostando
il focus di attenzione al settore degli Interventi
Assistiti con gli Animali (Pet Therpay) si ritrova il valore della relazione primaria in
una duplice accezione. Da un lato l’importanza che riveste nella formazione del
binomio cane-coadiutore, dall'altra parte le potenzialità e risorse che il cane
può portare in questo processo primario a beneficio dell’uomo.
Il cane che viene coinvolto dal suo
compagno umano in Pet Therpay sarà nello specifico contesto di lavoro un
professionista ma anche e, prima di tutto, un individuo da collocare in un
contesto relazionale ben preciso.
E'importante
che il compagno umano del cane, in seduta come nella vita di tutti i giorni, assuma
il ruolo di figura di riferimento vale a dire “la base sicura” di cui parla
Bowlby. Il coadiutore darà al cane sicurezza e sarà a lui che quest’ultimo si
rivolgerà per avere conferme e certezze.
Fu il neuropsichiatra
infantile B.Levinson ad osservare come la presenza di un animale rendeva
semplice per un bambino, spesso intimorito dalla comunicazione diretta con il
terapeuta, l’espressione delle sue difficoltà. Attraverso il cane e grazie a un
continuo scambio di manifestazioni affettive e ludiche con esso l’incontro
terapeutico diventava piacevole.
Levinson
sviluppò la teoria della “pet oriented
child psychotherapy” basata sull’idea che il bambino si identifica con
l’animale. Il cane diventa un oggetto transizionale su cui il bambino può
proiettare sensazione diversamente inesprimibili permettendogli di manifestare,
elaborare e parlare della sua vita e delle sue inquietudini.
Perciò
la relazione uomo-animale
rappresenta una preziosa risorsa attraverso la quale aprirsi, sentirsi
accettato, non giudicato e non da ultimo conoscersi e farsi conoscere.
Infatti grazie alla sua capacità di relazionarsi
con l’uomo, attraverso una comunicazione non verbale, spontanea e istintuale, priva
di meccanismi psicologici difensivi come la negoziazione e la falsificazione, l’animale
stabilisce con il mondo esterno un rapporto diretto, lineare e sincero che l’uomo
vive come non minaccioso.
Le
attività di Pet Therpay che si rivolgono ai bambini possono rispondere
a diversi bisogni tra i quali la necessità di una crescita sana, il benessere e
una sua positiva inclusione sociale del minore.
Nella relazione e lavoro
educativo e/o terapeutico con il bambino il
gioco rappresenta un campo di elezione per raggiungere obiettivi di
benessere psicofisico, di crescita e di integrazione nei suoi contesti di vita
quali la scuola, la famiglia e più in generale la società e il mondo esterno.
Il gioco è un ambito
esperienziale privilegiato e ponte primario di comunicazione con loro.
P.Manuzzi, formatrice e
psicomotricista, la definisce la nostra più umana modalità esistenziale di
essere al mondo.
E’ presente in ogni epoca
e parte del mondo con una sua stessa grammatica interna. Ha un duplice volto;
da un lato è fonte di cambiamento, dall'altro di conservazione dei valori di
una società.
G. Bateson nel suo
approccio ecologico parla del gioco non come azione ma di una cornice per
l’azione. Il gioco nasce nel momento in cui i giocatori comunicano tra loro con
modalità non verbali: “Attenzione, questo è un gioco”. In questo senso il gioco
si presenta come una meta-comunicazione.
Nel campo degli studi
psicoanalitici Winnicott è la figura più significativa rispetto alle teorie del
gioco. Secondo lo psicologo il gioco è configurabile come una attività
transizionale che permette di passare dallo stato di fusione/confusione con la
madre all'acquisizione graduale di una sua identità separata. Il neonato vive
una fase allucinatoria in cui non vi è distinzione tra sé e il mondo esterno,
con il passare del tempo la madre viene introiettata dal piccolo e può essere
proiettata su un oggetto transizionale. Ecco che il gioco, secondo Winnicott,
prende la forma di questo spazio di transizione in cui la perdita momentanea
della madre avvierà un processo di nascita psicologica del sé distinto.
Il gioco appartiene al
processo evolutivo del bambino pur essendo l’adulto a offrirgli spazi, tempi,
oggetti e significati.
Quindi esso è terapeutico
in sé e necessario per una sana evoluzione.
Anche nel percorso di crescita del cane ritroviamo il
gioco come componente importante per il suo sviluppo. Nel corso del periodo
di socializzazione, che inizia alla quarta settimana di vita, il cucciolo
grazie alla madre e ai fratelli apprende i comportamenti di gioco. Tra le
esigenze del cucciolo oltre a quelle fisiologiche (bere, mangiare, dormire)
ritroviamo quelle sociali. Avere una vita sociale soddisfacente significa anche
giocare. Questo permette la creazione del corretto legame referenziale con la
famiglia umana.
Quindi nella primissima
infanzia il cucciolo di uomo e di cane seguono percorsi evolutivi simili e complementari.
Il bambino piccolo per
esplorare l’ambiente lancia gli oggetti ma non è in grado di recuperarli. Il
cane, spinto dall'istinto atavico di recupero della preda, ha bisogno di
imparare ad afferrare gli oggetti in movimento.
Si
legge nel saggio Pet therapy psicomotoria
di Sparta Piccinno:
Il parallelismo
cane-bambino è dunque significativo: al di là dell’esecuzione del medesimo
rituale, sia il cane che il bambino necessitano dell’intervento di un adulto
che avvii e mantenga tale relazione e attività (il recupero o il lancio
dell’oggetto).[1]
La condivisione di questa
attività permetterà:
- al bambino, grazie all’andare avanti e indietro del cane, di elaborare e quindi controllare, a livello psichico, la stabilità dell’immagine della madre quando questa scompare momentaneamente;
- al cane di soddisfare il proprio istinto predatorio imparando la relazione positiva con l’uomo e sviluppando capacità cognitive.
Analogo affiatamento e
complicità tra cane e bambino si può ritrovare nell'attività del passeggiare
portando al guinzaglio il cane in un gioco dinamico in cui il cane, sempre
affiancato dal'adulto sua base sicura, può essere il compagno di esplorazione del bambino.
Così il cane svolge la
funzione di base sicura o meglio, come direbbe Winnicott, di “oggetto transizionale”.
Rassicurato e stimolato dal cane il bambino sarà spinto ad andare avanti esorcizzando la paura dell’ignoto, rinforzando il suo Io con la certezza della presenza dell’altro.
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