giovedì 7 maggio 2020


La RELAZIONE CANE-BAMBINO
 PARALLELISMI E ALLEANZE



Nel campo delle scienze umane fu Bowlby a gettare le basi della Teoria dell’attaccamento. Formulando l’ipotesi secondo la quale il legame del bambino alla madre è l’espressione di un bisogno primario. Da questa necessità dell’infante derivano una serie di comportamenti che il bambino focalizza su una figura specifica al fine di ristabilire il contatto con essa perché necessario alla sua sopravvivenza organica ma anche psicologica.
Le riflessioni di Bowlby furono affiancate e sviluppate successivamente da M. Ainsworth che studiò le caratteristiche materne e i differenti stili di attaccamento.
Questi studi e ricerche sottolinearono come la natura del legame sia da considerare un prerequisito per lo sviluppo e la sopravvivenza psicologica del bambino oltre che un banco di prova per tutti i successivi attaccamenti e cioè una relazione che influenzerà tutti i rapporti importanti che l’individuo stabilirà successivamente.
Se ci si sposta in campo animale ritroviamo il costituirsi di un similare legame e attaccamento del cucciolo con la madre.
Esiste un progressivo sviluppo fisiologico e comportamentale nel cane in cui l’individuo si arricchisce di competenze sensoriali, emozionali, cognitive e sociali che andranno a tracciarne il futuro temperamento.
In particolare Marchesini conia il termine periodo sensibile per indicare l’esistenza di diverse tappe dell’età evolutiva in cui il cane è predisposto ad accogliere le diverse esperienze.
Anche nello sviluppo del cane come in quello dell’uomo vi è un periodo, più limitato nel tempo, in cui il piccolo dipende alle cure materne senza le quali non potrebbe sopravvivere sia da un punto di vista fisiologico che psicologico, comportamentale e sociale. E’ durante le prime settimane di vita che si sviluppa nel cucciolo il legame di attaccamento. Come nel piccolo dell’uomo è su questo primario legame che inizia e si fonda la vita di relazione del cucciolo in crescita.
Si deduce come tanto nell'uomo come anche nel cane il comportamento e lo sviluppo siano il risultato di una armonica fusione tra differenti doti (psichiche, fisiche, fisiologiche, psicofisiche e psicofisiologiche) e come questa armonia abbia le proprie basi nella qualità della relazione primaria.
            La relazione uomo-cane ha origini antiche che tracciano una storia di alleanza e reciproco aiuto. Da questa amicizia nasce un ulteriore legame di attaccamento.
            L’uomo diventa la base sicura secondaria per l’amico a quattro zampe.
            Spostando il focus di attenzione al settore degli Interventi Assistiti con gli Animali (Pet Therpay) si ritrova il valore della relazione primaria in una duplice accezione. Da un lato l’importanza che riveste nella formazione del binomio cane-coadiutore, dall'altra parte le potenzialità e risorse che il cane può portare in questo processo primario a beneficio dell’uomo.
Il cane che viene coinvolto dal suo compagno umano in Pet Therpay sarà nello specifico contesto di lavoro un professionista ma anche e, prima di tutto, un individuo da collocare in un contesto relazionale ben preciso.
E'importante che il compagno umano del cane, in seduta come nella vita di tutti i giorni, assuma il ruolo di figura di riferimento vale a dire “la base sicura” di cui parla Bowlby. Il coadiutore darà al cane sicurezza e sarà a lui che quest’ultimo si rivolgerà per avere conferme e certezze.
Fu il neuropsichiatra infantile B.Levinson ad osservare come la presenza di un animale rendeva semplice per un bambino, spesso intimorito dalla comunicazione diretta con il terapeuta, l’espressione delle sue difficoltà. Attraverso il cane e grazie a un continuo scambio di manifestazioni affettive e ludiche con esso l’incontro terapeutico diventava piacevole.
Levinson sviluppò la teoria della “pet oriented child psychotherapy” basata sull’idea che il bambino si identifica con l’animale. Il cane diventa un oggetto transizionale su cui il bambino può proiettare sensazione diversamente inesprimibili permettendogli di manifestare, elaborare e parlare della sua vita e delle sue inquietudini.
Perciò la relazione uomo-animale rappresenta una preziosa risorsa attraverso la quale aprirsi, sentirsi accettato, non giudicato e non da ultimo conoscersi e farsi conoscere.
Infatti grazie alla sua capacità di relazionarsi con l’uomo, attraverso una comunicazione non verbale, spontanea e istintuale, priva di meccanismi psicologici difensivi come la negoziazione e la falsificazione, l’animale stabilisce con il mondo esterno un rapporto diretto, lineare e sincero che l’uomo vive come non minaccioso.
Le attività di Pet Therpay che si rivolgono ai bambini possono rispondere a diversi bisogni tra i quali la necessità di una crescita sana, il benessere e una sua positiva inclusione sociale del minore.
Nella relazione e lavoro educativo e/o terapeutico con il bambino il gioco rappresenta un campo di elezione per raggiungere obiettivi di benessere psicofisico, di crescita e di integrazione nei suoi contesti di vita quali la scuola, la famiglia e più in generale la società e il mondo esterno.
Il gioco è un ambito esperienziale privilegiato e ponte primario di comunicazione con loro.
P.Manuzzi, formatrice e psicomotricista, la definisce la nostra più umana modalità esistenziale di essere al mondo.
E’ presente in ogni epoca e parte del mondo con una sua stessa grammatica interna. Ha un duplice volto; da un lato è fonte di cambiamento, dall'altro di conservazione dei valori di una società.
G. Bateson nel suo approccio ecologico parla del gioco non come azione ma di una cornice per l’azione. Il gioco nasce nel momento in cui i giocatori comunicano tra loro con modalità non verbali: “Attenzione, questo è un gioco”. In questo senso il gioco si presenta come una meta-comunicazione.
Nel campo degli studi psicoanalitici Winnicott è la figura più significativa rispetto alle teorie del gioco. Secondo lo psicologo il gioco è configurabile come una attività transizionale che permette di passare dallo stato di fusione/confusione con la madre all'acquisizione graduale di una sua identità separata. Il neonato vive una fase allucinatoria in cui non vi è distinzione tra sé e il mondo esterno, con il passare del tempo la madre viene introiettata dal piccolo e può essere proiettata su un oggetto transizionale. Ecco che il gioco, secondo Winnicott, prende la forma di questo spazio di transizione in cui la perdita momentanea della madre avvierà un processo di nascita psicologica del sé distinto.
Il gioco appartiene al processo evolutivo del bambino pur essendo l’adulto a offrirgli spazi, tempi, oggetti e significati.
Quindi esso è terapeutico in sé e necessario per una sana evoluzione.
            Anche nel percorso di crescita del cane ritroviamo il gioco come componente importante per il suo sviluppo. Nel corso del periodo di socializzazione, che inizia alla quarta settimana di vita, il cucciolo grazie alla madre e ai fratelli apprende i comportamenti di gioco. Tra le esigenze del cucciolo oltre a quelle fisiologiche (bere, mangiare, dormire) ritroviamo quelle sociali. Avere una vita sociale soddisfacente significa anche giocare. Questo permette la creazione del corretto legame referenziale con la famiglia umana.
Quindi nella primissima infanzia il cucciolo di uomo e di cane seguono percorsi evolutivi simili e complementari.
Il bambino piccolo per esplorare l’ambiente lancia gli oggetti ma non è in grado di recuperarli. Il cane, spinto dall'istinto atavico di recupero della preda, ha bisogno di imparare ad afferrare gli oggetti in movimento.
Si legge nel saggio Pet therapy psicomotoria di Sparta Piccinno:

Il parallelismo cane-bambino è dunque significativo: al di là dell’esecuzione del medesimo rituale, sia il cane che il bambino necessitano dell’intervento di un adulto che avvii e mantenga tale relazione e attività (il recupero o il lancio dell’oggetto).[1]

La condivisione di questa attività permetterà:
  • al bambino, grazie all’andare avanti e indietro del cane, di elaborare e quindi controllare, a livello psichico, la stabilità dell’immagine della madre quando questa scompare momentaneamente;
  •    al cane  di soddisfare il proprio istinto predatorio imparando la relazione positiva con l’uomo e sviluppando capacità cognitive.
Analogo affiatamento e complicità tra cane e bambino si può ritrovare nell'attività del passeggiare portando al guinzaglio il cane in un gioco dinamico in cui il cane, sempre affiancato dal'adulto sua base sicura, può essere il compagno di esplorazione del bambino.
Così il cane svolge la funzione di base sicura o meglio, come direbbe Winnicott, di “oggetto transizionale”.

Rassicurato e stimolato dal cane il bambino sarà spinto ad andare avanti esorcizzando la paura dell’ignoto, rinforzando il suo Io con la certezza della presenza dell’altro.



[1] S. Piccinno, Pet Therpay psicomotoria, Editoriale Olimpia,2010, p.20

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